Siamo al 7 ottobre 2023, prende vita l'operazione "Alluvione Al-Aqsa", durante la quale un gruppo di miliziani di Hamas, uscendo dalla Striscia di Gaza, attacca a sorpresa il territorio di Israele, uccidendo almeno 1.194 persone, tra civili israeliani e militari.
Il giorno successivo il Primo Ministro di Israele ha dichiarato lo stato di guerra contro Hamas.Il Ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant, in una dichiarazione ufficiale a una commissione della Knesset, ha illustrato il piano di guerra, articolato in tre fasi principali:
Una prima fase con attacchi aerei e una manovra di terra per "distruggere gli operatori e danneggiare le infrastrutture in modo da sconfiggere e distruggere Hamas".
Una seconda fase per eliminare le sacche di resistenza.
Una terza fase per creare "un nuovo regime di sicurezza" nella Striscia di Gaza e nell'area circostante.
Il 26 ottobre 2023, Israele ha avviato l’avanzata di terra nella Striscia di Gaza, coinvolgendo di fatto nel conflitto la popolazione civile palestinese.
A seguito di tutto ciò, e con l'avanzare del conflitto, una Commissione ONU ha rilevato crimini di guerra e contro l’umanità negli attacchi israeliani alle strutture sanitarie di Gaza e nel trattamento di detenuti e ostaggi. Il rapporto ha rilevato che le forze di sicurezza israeliane hanno deliberatamente ucciso, detenuto e torturato il personale medico e preso di mira i veicoli sanitari, mentre stringevano l’assedio su Gaza e limitavano i permessi per lasciare il territorio per le cure mediche. Queste azioni costituiscono i crimini di guerra di uccisione e maltrattamento intenzionale e di distruzione di proprietà civili protette e il crimine contro l’umanità di sterminio.
La condanna
Il 21 novembre 2024, a 411 giorni dall'inizio del conflitto e con un conteggio approssimativo di 44.000 morti tra militari e civili palestinesi, la Corte Penale Internazionale ha condannato il Primo Ministro israeliano, il suo ex Ministro della Difesa e il capo del braccio armato di Hamas, Mohamed Deif (presumibilmente deceduto, secondo quanto appreso da un comunicato dell'esercito israeliano, ma mai verificato), per crimini di guerra contro l'umanità commessi nella Striscia di Gaza e in Israele dopo il 7 ottobre 2023, emettendo un mandato d'arresto internazionale.
Dal punto di vista del Diritto Internazionale
La Corte Penale Internazionale dell'Aja, da non confondere con la Corte Internazionale di Giustizia delle Nazioni Unite, è stata istituita a seguito di una conferenza diplomatica di plenipotenziari convocata a Roma dal 15 giugno al 17 luglio 1998, ed è un tribunale per crimini internazionali con competenza sovranazionale sui "crimina iuris gentium", contenuti e definiti nel capitolo II dello Statuto di Roma.Il diritto penale internazionale si applica direttamente agli individui autori di tali crimini e non soltanto agli Stati di cui essi fanno parte, stabilendo un modello giurisdizionale che coinvolge, con i suoi obblighi e tutele, tutti gli individui, indipendentemente dalla posizione giuridica o soggettiva che rivestono.
Il mandato d'arresto internazionale: chi deve eseguire l'arresto?
La Corte Penale Internazionale non dispone di un proprio organo di polizia, perciò si avvale degli organi competenti dei 124 Stati aderenti che hanno ratificato lo Statuto di Roma. Ogni Stato ha il dovere e l'obbligo di arrestare i condannati qualora si trovino sul loro territorio.
Israele non è tra gli Stati aderenti allo Statuto di Roma, quindi i condannati non possono essere arrestati sul territorio israeliano (inizialmente Israele aveva firmato il trattato, ma successivamente ritirò la propria adesione).
Un caso analogo si è verificato nel marzo 2023 con il Presidente russo Vladimir Putin, quando il mandato d’arresto emesso dalla CPI non è stato eseguito dalla Mongolia, uno degli Stati aderenti. Il Presidente mongolo Ukhnaagiin Khürelsükh, trovandosi in una posizione strategica tra Cina e Russia e avendo legami energetici con quest’ultima, ha preferito non incrinare i rapporti con i suoi vicini, evitando di consegnare Putin alla Corte Penale Internazionale.
La Mongolia, non eseguendo il mandato, è venuta meno alle disposizioni dello Statuto di Roma, impedendo alla CPI di esercitare le proprie funzioni. Per la gravità della mancata cooperazione, la questione è stata deferita all'Assemblea degli Stati membri.
Il "valore" delle sentenze della Corte Penale Internazionale
Tra i principali Paesi non aderenti allo Statuto di Roma troviamo Stati Uniti, Russia e Cina, la cui mancata adesione limita l'autorità della CPI.
Stati Uniti: firmarono lo Statuto nel 2000, ma nel 2002 il Presidente George W. Bush ritirò la firma, temendo che cittadini americani potessero essere giudicati dalla Corte.
Russia: ratificò il Trattato di Roma, ma ritirò la firma nel 2016, dopo che la CPI definì l'annessione della Crimea una "occupazione".
Cina: non ha mai ratificato lo Statuto.
L’assenza di adesione da parte di queste grandi potenze limita fortemente l’efficacia della CPI.
Quali scenari dopo il mandato d'arresto per Netanyahu, Gallant e Deif?
Da un lato, gli Stati aderenti devono arrestare i condannati qualora si trovino sul loro territorio; dall’altro, molti Stati non aderenti o aderenti, come la Mongolia, non rispettano le disposizioni.
Alcuni leader internazionali hanno reagito duramente:
Joe Biden: "Scandalosi i mandati di arresto della CPI".
Iran: Ha definito "inevitabile" una risposta agli attacchi del 7 ottobre 2023.
Viktor Orbán: Ha invitato Netanyahu in Ungheria, sfidando la CPI.
Italia: Il Ministro Crosetto ha dichiarato: "La CPI sbaglia, ma dobbiamo rispettare il Diritto Internazionale".
Ad oggi, rimane incerto se la Corte Penale Internazionale riuscirà a far eseguire il mandato d'arresto o se gli Stati membri reagiranno concretamente alle condanne.
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